Dar vita alla materia
La prima sensazione è
quella della leggerezza: gocce, fili, punti, trame.
E tutto in movimento, a
volte rapido, di attrazione o fuga, a volte lento e affascinante.
Leggerezza del volo e del
nuoto: basta solo vedere sullo sfondo un cielo affondato all'infinito
o un mare trasparente e
generoso.
E se a volte l'immagine si
fa materia compatta – carnosa e viva come una cellula in moto o un
cuore che batte- la vita
della materia palpita ancora leggera sul bianco del foglio.
Perchè le incisioni di
Helena ci parlano di leggerezza e perchè la lastra metallica,
lucente e rigorosa, e il graffio che incide, con gesto garbato ma
forte, e l'acido corrosivo, e il bitume
pesante, si traducono in
limpide immagini, sospese e penetrabili?
Ho pensato all'Artista e
alla sua esperienza di donna.
Che cosa di buono può fare
una donna? A se stessa, agli altri, alle cose?
Può incidere, lavorare,
consigliare, implorare, ordinare.
Ma poi – se sa amare –
deve lasciare che l'acido corroda, che il bitume riscaldi, che il
colore
ricopra. Accettare l'attesa
l'evoluzione delle forme. Lasciare e aspettare.
L'incisore scava il metallo
e poi assiste a ciò che compare, alle forme, alle cose che mutano,
che
nascono dal segno violento,
affidato a un destino di libertà.
In questo risiede per Helena
l'emozione del proprio lavoro e il mondo che ne traspare. E il
gioco difficile e generoso
del fare e del sapersi fermare quando è la vita che deve giocare,
sono gli altri che devono
scegliere. E' lo stupore di vedere quali forme può fare un piccolo
gesto, una parola, un'idea.
Pensiamo allora all'incisore
come all'artigiano della vita, che lavora e aspetta, prova e riprova,
finchè la materia risponde
e rivela un segno lasciato nel mondo.
Proprio come nella vita.
Forse più ancora, in una vita di donna.
Testo della prof.ssa
Francesca Scattolini, estimatrice
blog creato da Teri Volini per Helene Gritsch 2015